Le donne in casa di accoglienza al tempo del Covid

Il Covid è arrivato così: all’improvviso. Da un giorno all’altro questo virus si è insediato nella nostra vita, stravolgendola e portandola a nuovi ritmi. Anche la casa di accoglienza gestita da Liberazione e speranza ha dovuto far fronte a questa emergenza. Ci siamo ritrovate chiuse in casa e smarrite in un tempo senza certezze: la legge dava indicazioni specifiche alle strutture socio sanitarie ma  non prevedeva  nulla nel caso di strutture di accoglienza collettiva. Così abbiamo dovuto organizzarci senza chiare cornici di riferimento. Il distanziamento sociale non era facile da gestire ma abbiamo cercato di rispettarlo mettendo in atto tutti i protocolli di prevenzione (mascherine, guanti, gel igienizzanti, sanificazione degli ambienti, etc). Il nostro obiettivo è quello garantire protezione e sostegno a queste ragazze per uscire dalla violenza, far superare le esperienze traumatiche e riconquistare la propria autonomia.

La quotidianità in casa di accoglienza

Le donne ospiti della nostra struttura si sono trovate da un giorno all’altra costrette a rimanere in casa, chi era in tirocinio si è vista sospendere l’attività.

Per fortuna i CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti) si sono attivati con corsi alfabetizzazione e di completamento del ciclo di studi che ci hanno accompagnato in questo periodo. Quattro ragazze hanno conseguito il titolo della terza media (diploma secondaria promo grado) con votazione otto su dieci.

Abbiamo fatto in modo che tutte le forme di sostegno che non necessitavano di un intervento di prossimità venissero gestite attraverso contatti telefonici e video chiamate. In questo modo siamo riuscite a portare avanti i percorsi di accompagnamento verso l’autonomia che erano già stati iniziati.

Qualche ragazza che aveva una relazione significativa ha sofferto molto in tutti questi mesi. Non poter frequentare e vedere di presenza, per un lungo periodo, una persona che si ama è davvero complicato.

Per fortuna comunque nessuna aveva sintomi da Covid e il pericolo maggiore era rappresentato proprio dagli operatori che invece avevano contatti con le proprie famiglie. Per questo abbiamo ridotto la compresenza del personale nella struttura pur mantenendo a turno un operatore h24.

Il lavoro degli operatori antitratta nel periodo del Covid

I servizi che la nostra associazione offre alla donne vittime della tratta non si sono mai fermati. Sono servizi inderogabili e quindi abbiamo fatto di tutto per poter mantenere attiva l’accoglienza.

Nel periodo dal 7 marzo fino a maggio abbiamo avuto ben 21 richieste di aiuto. L’unica differenza è che le donne prese in carico hanno fatto un periodo di quarantena in una struttura separata dalla casa di accoglienza, per garantire la sicurezza di tutte le ospiti già presenti. Purtroppo questo ci ha richiesto uno sforzo economico non indifferente che i fondi a disposizione di Liberazione e speranza non avevano previsto. Crediamo che la Regione  Piemonte dovrebbe mettere a disposizione i fondi necessari per garantire la sicurezza di ospiti e operatrici dei Centri e delle Case rifugio.

Purtroppo il mercato della prostituzione non si è fermato neanche in questo periodo. C’è chi sceglie di infrangere i divieti ed uscire per le strade, alimentando un mercato di sfruttamento e mettendo in serio pericolo la salute pubblica. La nostra azione di uscita su strada si è comunque modificata

Insomma questa emergenza sanitaria ci ha richiesto uno sforzo enorme, di conciliazione anche con le nostre famiglie e figli anche loro costretti a rimanere a casa. Un carico di lavoro non indifferente che ci ha messe a dura prova ma oggi come ieri, coronavirus o no, il fenomeno dello sfruttamento non si è fermato e neanche noi.